Vivere nel parco di Veio


Ieri vi ho parlato dei fantastici cartelli stradali sparsi in tutta Roma che indicano come raggiungere alcune zone turistiche tra cui il parco di Veio, dove abito anch'io, un polmone verde nella parte a Nord di Roma sottoposto a vincolo paesaggistico. Mettiamo che un turista decida di seguirli per andare a visitare il Parco, il problema non sarebbero solo i già citati cartelli ed ora vi spiego il perché.
Il turista arriva a Campagnano di Roma? bene eccolo scorrazzare nel parco di Veio; pernotta a Riano? ottima idea una sosta nel parco di Veio, supera Castelnuovo di Porto? ma come, era arrivato nel parco di Veio e non lo sapeva?! vi assicuro, potrei continuare e sapete perchè? perché Veio si estende per circa 15.000 ettari e quindi è ovunque intorno a noi romani.
In realtà per visitare Veio si può partire da Isola Farnese (frazione del quartiere periferico di La Storta) che è anche il cuore del Parco, con le sue rovine etrusche (e, si vocifera, le messe sataniche, quei vizietti di quartiere che tutti conoscono ma nessuno riesce a debellare mentre a farne le spese sono decine di gatti...)
Ma Veio non è solo questo.
Dicono che Veio sia il regno dell'abusivismo e delle lottizzazioni cosiddette a "pene di segugio" (credo mi perdonerete il francesismo) di cui mi accingo ad illustrarvi il meccanismo. 
La rinomata "lottizzazione a pene di segugio" sembra si esegua così: si prende una mappa della zona (ricordate? la zona sottoposta a vincoli...), si chiudono gli occhi e con un ciondolo magico, o più comodamente una matita, si inizia a disegnare  sulla stessa, guidati da una forza oscura e malvagia (che io chiamerò in confidenza "disonestà") segnando le zone che diventeranno edificabili. La magia dell'atto sta nel fatto che un costruttore ha in precedenza acquistato proprio quei terreni, quando però ancora non erano edificabili, pagandoli come terreno agricolo ed ora, abracadabra, si ritrova a poterci costruire sopra. 
A conferma del detto "l'erba del vicino è sempre più verde" magari il contadino che ha un pezzetto di terra coltivata a grano e una casetta con a fianco la stalla per le sue tre pecore si troverà dalla sera alla mattina ad essere il vicino di un lotto edificabile che accrescerà di milioni di euro il conto in banca del costruttore di turno ma non certo il suo. "Ce vo fortuna, pure a nasce cane!" diceva mia nonna...
Ma Veio non è solo questo...
E' anche un ente con tanto di sito web, che immagino sia stato pagato a suon di banconote del monopoli visto che il Parco è rinomato per non avere fondi, altrimenti non si spiegherebbe come mai quando i cinghiali (animali prolifici, protetti e notoriamente danniferi) che infestano la zona fanno dei danni nelle proprietà di privati, il Parco prima li invita a documentarli con foto e video salvo poi dirgli, di fronte alle prove provate del danno che, "mi spiace, non ci sono fondi per risarcirvi" (si mormora che il piatto di contrabbando tipico della zona sia il cinghiale ed io non mi stupirei se fosse vero...)
Così adesso sapete come si vive in quelli che una volta erano i territori di Veio e nonostante questo sia un blog di cucina - e nonostante la proliferazione di cinghiali - io non concluderò il post con una ricetta a base di cinghiale perché a me, pensate un po', il cinghiale non piace; sarà il sapore un po' forte della carne, sarà che spesso vien cucinato al sugo e non amo troppo l'accostamento sugo/spezzatino o sarà che me li ritrovo sempre in giardino, i cinghiali, quando io sono da sola e loro sono 6-7 cucciolotti con una mamma più simile ad un bisonte preistorico incazzatissimo che ad un suino e sapete com'è, mi viene facile darmela a gambe e, di certo, mi passa la fame.

p.s. perchè una coccinella nella foto? bè la coccinella è uno dei tanti insetti tipici del Parco; semplice no?

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